News - Gli scarti di potatura del verde urbano valgono 120 milioni di euro
Solo un inghippo burocratico ne impedisce l’utilizzo come biomassa. Come avviene invece in Francia e Germania
Le foglie cadute dagli alberi, i rami secchi, i residui della potatura del verde pubblico urbano potrebbero trasformarsi in una risorsa economica. Da più di 100 milioni di euro. Una grande quantità di materiale biologico, infatti, potrebbe diventare combustibile negli impianti di teleriscaldamento ed essere impiegata per produrre energia «pulita». Potrebbe, perché nei fatti, invece, questo potenziale «tesoretto» va a riempire le discariche.
I CONTI – Buttare, va da sé, non è gratis. La Federazione italiana dei produttori di energia da fonti rinnovabili (Fiper) ha realizzato alcune stime. Per smaltire un quintale di questi sottoprodotti si spendono 6 euro. In pratica per le 4 milioni di tonnellate generate annualmente si impiegano 240 milioni di euro. Soldi pubblici, s’intende. Invece, se i residui della potatura fossero avviati in impianti di teleriscaldamento, si potrebbero ricavare circa 3 euro a quintale. Incassando intorno ai 120 milioni di euro.
MIGLIORAMENTO - Il presidente della Fiper, Walter Righini, spiega: «Il beneficio economico globale potrebbe essere di 9 euro a quintale, perché oltre a guadagnare si risparmierebbero anche i costi di smaltimento. Sono dati su cui riflettere in tempi di crisi». Righini continua: «Prima questa risorsa non veniva utilizzata perché, a causa dell’uso della benzina con piombo, si pensava che quest’elemento, una volta emesso dai tubi di scappamento delle auto, potesse depositarsi sulle piante. Ma, adesso, con l’uso di combustibili che non contengono questo metallo, il rischio è eliminato. Comunque, gli impianti di teleriscaldamento hanno un sistema di filtri che consentirebbe di trattenere eventuali tracce». Gli scarti di potature del verde pubblico vengono attualmente utilizzati per produrre energia in altri Paesi europei, come Francia e Germania
RIFIUTO A CHI? – Il presidente della Fiper spiega che qualcosa si sta muovendo anche in Italia: «C’è una commissione istituita ad hoc dal ministero dell’Ambiente che sta esaminando questi prodotti e sta procedendo alle verifiche». Il problema, secondo Righini, è soprattutto burocratico. Il Decreto legislativo del 3 dicembre 2010, n.205 non cita le potature del verde urbano nell’ambito di esclusione dell’applicazione della disciplina dei rifiuti. Pertanto questo tipo di materiale viene trattato come scarto. Al contempo, però, il decreto del 6 luglio 2012 del ministero dello Sviluppo economico incentiva la produzione di energia elettrica da biomasse. Il punto è riconoscere lo status di biomasse alle potature del verde urbano ed escluderle dai rifiuti.
Fonte: Corriere.it
18/12/2013