News - Cucinare con il sole e dire addio a gas ed elettricità

In Italia sono oltre 400 i cuochi che su Facebook si scambiano le ricette. E c'è già chi apre un «ristorante solare

Roberto, leggendo Nabokov, ha notato che lo scrittore russo descrive la colonia estiva di Lolita dicendo: «Cuocevano i dolci in un forno a riflettori solari». Mercedes, domenica scorsa, ha cucinato quattro torte di fila prima che tornasse la pioggia. Andrea, invece, a Cagliari sta facendo le solar crêpe. Sono i 436 cuochi solari italiani, riuniti a scambiarsi ricette e consigli su una pagina Facebook. Il gruppo creato apposta per chi è abituato a cucinare con il sole, ma in cui si affacciano anche persone desiderose di imparare. Un modo per raccontare esperimenti da balcone e giardino. E, visto i recenti capricci del tempo, anche per lasciarsi andare a qualche lamentela. «Quest’anno il sole», scrive Andrea, «è un po' fiacchino... per lo meno qui a Macerata è difficile cucinare con il sole... da voi?». «Speriamo arrivi il sole», dice Mercedes, «Qui a Milano ci stiamo preparando per festeggiare i solar days».

  La cucina solare    La cucina solare    La cucina solare    La cucina solare    La cucina solare

 

 

CUCINA SOLARE - Pochi i materiali per costruirsi anche da soli (il web è pieno di video che spiegano come fare) una cucina solare. Ossia un concentratore che, esposto al sole, riflette i raggi in unico punto, generando un calore che può raggiungere temperature di 220 gradi. E per cui basta una struttura portante, una parabola riflettente, un supporto centrale per la cottura e un puntatore. E in cui si possono sistemare pentole, piastre, tegami, spiedi per cucinare praticamente tutto, adattando solo i tempi delle ricette.

LE RICETTE - «A volte», spiega Mercedes Mas, fondatrice del gruppo cuochi solari italiani e formatrice alla Casa della pace di Milano, «i tempi per cucinare sono gli stessi. A volte anche di meno se c'è molto sole. Basta adattarsi alla giornata per avere buoni risultati. Anche perché chi vuole, trova il modo. Chi non vuole, invece, trova il pretesto». Poche, del resto, le cose che non si possono fare. Ad esempio, le fritture. Ma tantissime quelle che sono possibili. Tra cui verdure, barbecue, salse, marmellate e sughi. Ma anche pizza, pasta e polenta. Con veri e propri ricettari diffusi su internet. «Si tratta», spiega Mas, «di un modo di cucinare ancora di nicchia. Non adatto per chi vuole far veloce e alle improvvisazioni. Io cucino quotidianamente con il sole e lascio su la pentola prima di uscire, così trovo pronto quando torno. Per questo quando non si è in casa non è possibile cucinare più di un piatto al giorno».

IL FORNO - Pieghevoli come una valigetta, i forni solari. Trasportabili grazie alla loro struttura a scatola. E costruibili, in versione classica, con il cartone e l‘alluminio. Oppure, più efficienti, quelli che si trovano in commercio e che sfruttano uno specchio parabolico per concentrare al massimo la luce nel punto in cui avvengono le cotture. «Nelle belle giornate», racconta Mas, «si possono fare le torte mettendoci lo stesso tempo di un forno normale». Lo stesso tempo, ma senza spendere niente di gas o elettricità.

SALVARE IL MONDO CON IL SOLE - Sfizio nei Paesi più ricchi le cucine solari, faro di mille speranze in quelli più poveri. Che, grazie alla diffusione di questi sistemi potrebbero riuscire a emanciparsi. Ad esempio in Sudafrica, grazie al lavoro di Pietro Rusconi, gesuita bresciano che ha creato la prima officina di cucine solari, per liberare le donne dalla schiavitù del fuoco. Ma anche per i campi profughi e nelle zone dove le persone non hanno accesso all’elettricità. «Il problema», spiega Mas, «è l’accesso all’alluminio. Materiale molto costoso e che si trova in pochissimi Paesi».

 

 

RISTORANTE SOLARE - Sperimentato, il ristorante solare. Che, anche in Italia, si sta trasformando in un nuovo modello di business. A pensarci Nicoletta Carbotti ed Emma Cavigliasso, architetti torinesi che hanno creato «Sol●Tanto» per il concorso Torino Smart 2012. «L'idea», spiega Carbotti, «è quella di un ristorante aperto come quelli itineranti che si vedono in Portogallo. Anche se reso meno artigianale dall'impronta made in Italy». Viene venduto (a partire da 4.500 euro) chiavi in mano con tavoli, sedie, cucine solari e formazione del personale. Per compensare l’effetto della rotazione terrestre, circa ogni 20 minuti le cucine devono essere spostate manualmente per orientarle verso i raggi solari, operazione resa possibile dalle ruote. «Il primo ristorante», anticipa Carbotti, «dovrebbe essere realizzato in uno spazio privato nel Cuneese. Ma speriamo di riuscire a diffonderli presto anche negli spazi pubblici come, ad esempio, nei parchi».


Fonte: Corriere.it

29/5/2013