News - Mattoni fatti di cartastraccia, ultima frontiera della bioedilizia
I vantaggi: isolamento termico, facile smaltimento. Da migliorare la resistenza meccanica
Scarti di canapa, paglia in esubero, truciolato di legno e persino la sansa delle olive. Pochi esempi dei rifiuti usati dal comparto edilizio per l’impasto dei mattoni. Ultima arrivata, la cartastraccia. Messa alla prova come materiale di costruzione dai ricercatori dell’Università di Jaén, occupati a produrre una serie di mattoni di carta. Un progetto che richiama gli esperimenti americani dei primi anni Venti, quando la cellulosa veniva aggiunta al cemento per produrre mattoni a basso costo, e ripresa con tecniche innovative a partire dai primi anni Ottanta. A guidare l’indagine degli scienziati spagnoli non solo il risparmio economico, ma anche il concetto di riutilizzo dei materiali di scarto. E i conseguenti benefici etici e ambientali.
L’ESPERIMENTO – Un progetto, quello dei mattoni di carta, che ha messo in luce diversi risultati positivi. Tra cui il potere isolante del nuovo materiale, grazie alla sua scarsa conducibilità termica. Ma anche la facilità con cui, quando non serve più, può essere smaltito e, come affermano i ricercatori, la minore quantità di materie prime per impastarlo. Un materiale in prova a base di cartastraccia fatto dal team di Carmen Martinez, capo delle ricerche sulla cartastraccia dell’università spagnola, che in questi mesi è stato impegnato a raccogliere gli scarti della cellulosa da una fabbrica di riciclaggio della carta. Utilizzando fanghi di acque reflue e argilla come legante per poi mettere il composto dentro alle macchine che modellano i mattoni. Risultato? Piccoli mattoncini fatti di carta da testare come materiale da costruzione. Unica neo, per il momento, la scarsa forza meccanica. Un parametro che, rispetto ai tradizionali mattoni, ancora non ha raggiunto gli standard di legge, ma che i ricercatori stanno cercando di migliorare.
I DUBBI - Un esperimento che, per alcuni passaggi, desta qualche perplessità nei ricercatori italiani. Ad esempio, l’utilizzo per l’impasto dei fanghi di acque reflue. «Si tratta», spiega Alessandro Rogora, professore di tecnologia dell’architettura al Politecnico di Milano ed esperto di costruzioni in materiali riciclati, «di fango che di solito viene usato come concime. Per questo non sembra molto indicato per costruire case e sarebbe meglio che l’acqua fosse pulita». L’idea di costruire con la carta, del resto, non è nuova ai ricercatori italiani che continuano a utilizzarla usando come legante il cemento. Una tecnica che viene da lontano, utilizzata negli anni Venti negli Usa per costruire a basso costo. «Il papercrete è un conglomerato che permette di realizzare, una volta essicato, un materiale leggero, con grandi prestazioni termiche».
CARTACEMENTO – Un materiale ottenuto sempre da cellulosa di scarto, che prima viene messa a macerare e poi frullata e miscelata con il cemento in percentuale variabile. «Solitamente», spiega il docente, «il rapporto è di 1 a 1 e quello che si ottiene è un materiale molto simile alla cartapesta». Il tutto per fare mattoni di carta che, rispetto a quelli degli esperimenti spagnoli, presentano anche il vantaggio di non avere problemi con la forza meccanica. «Per migliorare le prestazioni di tipo statico si possono aggiungere altri inerti come, per esempio, la sabbia».
SOSTENIBILITA’EDILIZIA - Tutte, del resto, soluzioni di costruzione non convenzionali e che cercano di chiudere cicli per salvaguardare l’ambiente. «Il tentativo», spiega Rogora, «è quello di avvicinare il settore delle costruzioni al comportamento virtuoso e rigenerativo, tipico dei processi naturali». Infatti, in natura niente viene sprecato, operosità naturale che invece non sembra aver contagiato il lavoro dell’uomo. «A differenza di quanto avviene in natura, la produzione di rifiuti non innesca nuovi processi positivi ma, al contrario, comporta un aumento delle emissioni di CO2 e il consumo di energia per il loro trattamento». Per questo sarebbe meglio usare materiali riciclabili, facendo un drastico cambio di rotta. «Bisogna immaginare l’edilizia non più come produttore di rifiuti da demolizione, ma piuttosto come collettore di materiali di recupero provenienti da altre filiere».
COSTRUIRE CON I RIFIUTI - Un aggregatore di scarti che, in questo campo, presenta già diversi esempi di edifici o parti di strutture costruite utilizzando i rifiuti. Ad esempio, con sacchi riempiti di sabbia e balle di paglia. Ma anche con bottiglie di plastica vuote, vasetti di yogurt o contenitori di tetrapak. «Costruire con gli scarti», conclude Rogora, «a prima vista può apparire una scelta folkloristica. Invece, usare materiali di recupero non convenzionali ha un potenziale ambientale straordinario e permette di abbattere i costi energetici e delle materie».
Fonte: Corriere.it
13/2/2013