News - Dagli inceneritori ai gioielli: l'eco-tragitto delle ceneri di scarto

Un procedimento dell'Università di Brescia rende inerti i metalli pesanti delle ceneri tossiche

 

Può un rifiuto tossico e pericoloso come la cenere degli inceneritori diventare una materia preziosa? Sì, se a salvarla dalla discarica ci pensa la chimica. Con una reazione trovata, quasi per caso dieci anni fa, grazie a una tesi di laurea all’Università di Brescia. Uno studio che ha permesso di trovare un composto chiamato Cosmos, fatto con silice e cenere di scarto del carbone, in grado di inertizzare i metalli pesanti delle ceneri tossiche, rendendole performanti e, in alcuni casi anche meglio, delle materie prime tradizionali. E quindi utilizzabili all’interno di altri materiali come, ad esempio, il cemento, la plastica o il calcestruzzo.

 

 

SILICE - Un processo che, nel corso del tempo, è stato testato e affinato nel laboratorio di chimica dell’università bresciana fino a diventare una delle punte di diamante dei programmi di ricerca europei Life+. Con un progetto triennale, concluso a dicembre, che non solo è stato pluripremiato dall’Unione Europea per il valore sociale aggiunto, ma che è riuscito a portarsi a casa altri tre anni di finanziamenti per le sue potenziali di recupero di altri scarti del ciclo dei rifiuti. Un nuovo riciclo che potrebbe abbassare notevolmente l’intero costo del processo. Unico dubbio sulla convenienza di processare la cenere tossica, infatti, il prezzo elevato della silice. Che, per il momento, rende ancora più conveniente a livello economico sotterrarla in discarica. Un problema di conti per cui, tuttavia, è stata trovata una soluzione. Ossia recuperare la silice da un altro rifiuto che ne è pieno: la cenere di scarto del riso.

IL PROGETTO - A portare il progetto in Europa, chiamato Cosmos (COlloidal Silica Medium to Obtain Safe inert) come il nome del composto, l’Università di Brescia, sostenuta dalla sua spin-off Csmt, la Contento Trade e la Tekniker che hanno cofinanziato al 50% gli esperimenti. Una serie di test che, negli ultimi 36 mesi, hanno permesso di portare l’indagine sulla cenere fuori dai laboratori e di lavorarne una quantità su scala preindustriale con un reattore per processarla, costruito apposta nei pressi del termovalorizzatore bresciano. «Il salto più importante», Alberto Turano, ingegnere responsabile del progetto per Csmt, «è stato passare da inertizzare pochi grammi a lotti da 200 chili. Il rischio era che la cenere tossica reagisse in maniera diversa se processata in tali quantità. Invece, non c’è stato nessun rilascio di sostanze pericolose e il risultato dei laboratori è rimasto inalterato». Un’operazione che ha permesso di ottenere ingenti quantità di cenere inertizzata che, in questi anni, è stata sperimentata con successo da diverse aziende che lavorano plastica, piani cottura e manti stradali, come aggiunta ad altri materiali.

LA REAZIONE MAGICA - Una vera e propria materia prima a disposizione che, in molti casi, grazie a carbone e silice, riesce persino a migliorare le proprietà fisiche e meccaniche di altri materiali. Il segreto? Racchiuso dentro a una reazione chimica. «Si tratta», spiega Elza Bontempi, professoressa di chimica della facoltà di ingegneria e responsabile del progetto per l’ateneo bresciano, «di una reazione molto lenta che, per essere totalmente efficace richiede almeno due giorni di tempo». Un tempo di attesa accettabile se il risultato e le sue applicazioni si rivelano così straordinari. «La ricerca principale è stata cercare sostanze in grado di attivare le ceneri tossiche. Fino a trovare la formula perfetta in grado di renderle totalmente inerti». Una caccia conclusa mescolando silice e ceneri di carbone. «In laboratorio, per mescolare il Cosmos, usiamo un robot da cucina. E seguendo questo principio abbiamo creato il mescolatore più grande, costruito vicino al termovalorizzatore». Un processo pensato anche come un circolo chiuso, dove anche l’elemento più piccolo trova il modo di essere riutilizzato. Ad esempio, i sali che si depositano dopo il lavaggio del Cosmos. «Tutti questi sali», aggiunge la professoressa, «potrebbero essere utilizzati per sciogliere la neve sulle strade. Un’operazione per cui ogni anno il Comune di Brescia spende circa 300 mila euro».

 

 

COSMOS RICE – Uno scenario che potrebbe essere ancora più idilliaco se si risparmiasse sul costo della silice. Opzione presa in considerazione dai ricercatori. «La silice che serve per preparare il Cosmos», spiega Bontempi, «ai trova anche negli scarti dei prodotti agricoli. Ad esempio, nella pula di riso». Una nuova indagine sul reimpiego dei rifiuti, che è riuscito a diventare la seconda coda del progetto originale e di ricevere finanziamenti comunitari per altri tre anni. «La pula viene già bruciata e utilizzata per il recupero termico, quindi per ricavare la silice è sufficiente recuperare la cenere di scarto delle risaie». Un gioco di scarti per gli scarti che potrebbe rivelarsi cruciale. «L’Unione Europea dice che la discarica dovrebbe essere l’ultimo passo dei rifiuti. Per questo», conclude la professoressa, «noi cerchiamo tutte le soluzioni possibili per fermarci prima».

RIFIUTI PREZIOSI - Uno stop che ha permesso di trovare un composto polifunzionale, che in questi anni è anche stato utilizzato, oltre che testato come aggiunta ad altri materiali, per creare oggetti e gadget. Tra questi una serie di gioielli e monili, fatti con ceramica e Cosmos, distribuiti gratuitamente. «Usare un materiale di scarto tossico per fare ciondoli», aggiunge Turano, «aiuta ad aumentare la sua accettazione sociale, eliminando i pregiudizi e le paure ingiustificate». Un simbolo che ha trovato il plauso di tutta la Comunità Europea che, anche per questa creazione, ha riconosciuto altri premi al progetto bresciano.

 

Fonte: Corriere.it

16/1/2013