News - I colossi dell’elettronica alle prese con il riciclo dei propri prodotti
Quando nel settembre dello scorso anno la US-EPA (Agenzia di Protezione dell'ambiente statunitense) ha lanciato la sfida per il riciclaggio di componenti elettronici sul territorio americano, alcuni dei più grandi produttori e rivenditori di elettronica nel Paese (Best Buy Co. Inc., LG Electronics, Panasonic Corporation, Samsung Electronics, Sharp Electronics Corp., Sprint Nextel Corp., Staples Inc., Dell Inc., Sony Corp. of America e Nokia) sono stati i primi a firmare il protocollo d'intesa elaborato dall'agenzie federale.
Questo codice di condotta volontario assume le sembianze di una competizione (denominata proprio Challenge, cioè "sfida"), che chiede alle imprese di utilizzare solo i riciclatori di elettronica che sono certificati da un organismo accreditato, terzo indipendente auditor, che rispondano a norme specifiche per riciclare in modo sicuro le componenti elettroniche. Attualmente esistono due standard di certificazione accreditati negli Usa: le pratiche di riciclaggio responsabili (R2) e l'e-Stewards ® standard. La sfida richiede inoltre ai partecipanti di condividere i propri dati con l'EPA e il pubblico.
A distanza di qualche mese dal lancio del programma federale tuttavia dall'accordo risultano ancora essere assenti due colossi dell'elettronica come la Apple e la Hewlett-Packard. La prima è la ben nota casa di produzione dei popolari dispositivi portatili come l'iPhone e l'iPad, oltre che possedere una capillare rete di distribuzione (Apple store), mentre la seconda è "solamente" il più grande produttore al mondo di computer e periferiche.
Il fatto di non aver aderito alla sfida promossa dall'EPA non significa che le due aziende siano insensibili al riciclaggio dei componenti elettronici (in Italia denominati RAEE), infatti entrambe hanno da tempo avviato propri programmi in tal senso e già rispondono pienamente ai parametri ed agli standard previsti dal protocollo di intesa. Come specificato dalle pagine web dedicate al riciclaggio dei propri prodotti, le due aziende in questione dimostrano una grande attenzione al tema ed in alcuni casi sembra che i propri standard siano anche superiori a quelli richiesti dall'EPA.
Ma allora perché non hanno aderito alla campagna governativa? Eppure le altre prestigiose aziende del settore lo hanno fatto, vedendoci quantomeno un sicuro ritorno di immagine. Né HP né Apple hanno fornito spiegazioni e siccome l'adesione al programma è volontaria e quindi facoltativa non si può addebitare loro alcuna colpa. Del resto, nel libero mercato, ognuno è libero di impostare le proprie strategie come meglio crede. L'unica considerazione che viene da fare è che, forse, i due colossi dell'elettronica non vogliono condividere i dati sulle proprie campagne di riciclaggio con l'EPA e con i consumatori, unico aspetto discriminatorio rispetto a quanto già stanno facendo da quanto richiesto dal protocollo. Cioè, per dirla con una battuta, sembrerebbe che le due aziende non gradiscano avere i federali alle costole.
Fonte: Greenreport.it
5/1/2012